A fronte del declino delle vendite della carta stampata e della pubblicità, sempre più editori alla ricerca di nuove fonti di guadagno iniziano a sperimentare forme di paywall, un sistema per l’accesso a pagamento ai contenuti del proprio sito.
Alan D. Mutter, sul suo blog Newsosaur, fa un’analisi degli aspetti positivi e negativi di questa nuova tendenza.
“Le prospettive di guadagno sono promettenti”, scrive Mutter, “ma il paywall potrebbe limitare la crescita dell’audience e avere un impatto negativo nell’attirare nuovi lettori, specialmente i più giovani”.
Nei confronti della stampa “il distacco generazionale è profondo”, scrive Mutter, che riporta dati secondo cui il 68 per cento dei lettori dei quotidiani ha più di 45 anni e l’età media del lettore è 57 anni. E, nonostante i siti web dei giornali attirino utenti più giovani rispetto a quelli della carta stampata, anche l’audience dei giornali online “invecchia ogni anno”. Ecco perché senza giovani lettori a rimpiazzare un’audience che invecchia, “gli editori corrono il rischio di perdere la rilevanza e l’equilibrio che attraggono investitori non solo sulla carta ma anche sui loro prodotti digitali. Una perdita continua di guadagni finirà per avere impatto a lungo termine sulla redditività e la sopravvivenza dei giornali”.
Mutter fa l’esempio del quotidiano Post and Courier: con l’attivazione di un piano digitale ha guadagnato 1.6 milioni di dollari in nove mesi attraverso un paywall e l’aumento del prezzo degli abbonamenti cartacei. Ma i nuovi abbonati digitali sono 1.437, solo l’1,5 per cento del totale: “mentre il paywall sembra un ottimo sistema per guadagnare grazie a lettori leali, tiene fuori clienti potenziali”.
Secondo il rapporto annuale del Pew research center, che fotografa la situazione del giornalismo negli Stati Uniti, sono 450 su 1.380 i quotidiani che hanno adottato un piano di pagamento per l’accesso ai contenuti sul proprio sito. Al New York Times i ricavi dalla vendita del quotidiano superano quelli delle pubblicità, per un totale di 640mila abbonati digitali.
Ma se “un minuto ogni tre del tempo dedicato al digitale viene trascorso su smartphone, tablet o su entrambi”, secondo Mutter la prossima sfida per gli editori è il mobile. Le piattaforme richiederanno nuovi tipi di contenuto interattivo e servizi per soddisfare i lettori, che, dice Mutter, “vorranno trovare notizie velocemente, geolocalizzare le informazioni e condividere testo, foto e video”.
E se un editore vuole continuare a puntare sul paywall, deve lavorare “sull’unicità dei suoi contenuti”, come consiglia Jay Rosen:
@mrkellygraham It is. But whether a paywall can work or not is hugely dependent on what that content is, and especially how unique it is.
— Jay Rosen(@jayrosen_nyu) 10 aprile 2013