Pierre Haski, fondatore di Rue89.com

Qui Ferrara. Il mio primo Festival di internazionale finisce in bellezza con le ultime ore di workshop di Pierre Haski, direttore di Rue89, il sito indipendente di notizie più letto in Francia. Un’esperienza di oltre 20 anni come giornalista e corrispondente di Libération e una passione crescente per il web come strumento “al servizio della notizia”

Internet salverà i giornali? Questo il titolo del workshop che si è svolto in 3 intense mattinate di lezione frontale ma molto vivace grazie alle nostre domande e ai suggerimenti pratici di Pierre Haski su come il lavoro del giornalista debba evolvere al passo con le novità tecnologiche.

In 10 punti fondamentali estratti dai miei appunti, ecco quello che mi porto a casa per comprendere il futuro che stiamo vivendo (*) nell’ambito del giornalismo e delle telecomunicazioni:

1) Molti editori pensano che internet sia un altro contenitore dove mettere le notizie della carta stampata. Sbagliato! I linguaggi sono diversi, la comunità di internet vuole cose diverse. Non serve a nulla mettere le news senza contenuti aggiuntivi!
2) I giornalisti della carta stampata si credono superiori ai giornalisti del web: sbagliato! Conta quello che scrivi, non dove lo scrivi.
3) Internet è utile ai giornali perchè permette di affrontare le due crisi dei media: quella tecnologica, che fa vendere meno copie cartacee ma apre nuovi orizzonti per lettori ed editori e quella morale, che ha fatto perdere credibilità e fiducia nel mestiere del giornalsita: oggi questa fiducia è recuperabile grazie al web, dove si è “nudi” e in stretto contatto con i lettori, che possono commentare, criticare e interagire con la notizia creando uno scambio molto ricco con il reporter
4) Il modo di fruire e cercare le notizie è cambiato: noi non andiamo verso le notizie, sono le notizie che arrivano a noi! Il lettore si aspetta di essere raggiunto dalle notizie più importanti, non le cerca, ma arrivano a lui in qualche modo (rss, link,…): non si può non tenere conto di questa trasformazione.
5) Passiamo un sacco di tempo ad aggiustare la forma del nostro sito internet, cosa mettere in una colonna, nel menu, ma la maggior parte dei lettori non ci farà caso perché non arriva alle nostre notizie dall’homepage, bensì da link esterni, dalle condivisioni dei suoi amici sui social network, oggi primo fra tutti Facebook
6) E’ sbagliato contrapporre il citizen journalism al giornalismo professionista: i giornalisti non possono pensare di avere il monopolio delle notizie (la materia prima ormai è a disposizione di tutti), ma l’etica e la professionalità del mestiere servono per approfondire e indagare su ciò che il cittadino-giornalista denuncia attraverso blog, forum, tweet…
7) Lo sviluppo della tecnologia è molto più avanti noi. I limiti di quello che possiamo fare per presentare le notizie sono nella nostra testa. Ogni formato può essere inventato, bisogna sperimentare, non sappiamo ancora cosa piacerà al lettore
8 ) Una notizia sul web non muore mai e si evolve grazie ai commenti e ai contributi dei lettori, che vanno integrati e possono costituire una notizia di per sé.
9) Usare gli strumenti tecnologici che il web ci offre per arricchire una storia: screenshot, mappe dinamiche, live twitting coverage, geolocalizzazione di crisi. Ottimi esempi sono quelli del New York Times e del Guardian che hanno elaborato i dati di Guantanamo rivelati da Wikileaks qualche mese fa per creare grafici dinamici ad effetto e molto comodi da consultare
10) Attenzione! Evviva la tecnologia ma…siamo giornalisti e non geek! Tutte le novità del settore devono essere al servizio della notizia e non delle nostre tech-manie  🙂

(*) Espressione tratta dal titolo di un libro sul futuro del giornalismo consigliato da Haski durante il workshop: I live in the future, I know how it works – Nick Bilton, giornalista e blogger per il NYTimes su nuovi media e tecnologie