Nei campi profughi allestiti da Agire, foto di Mirko Cecchi

Il mio primo ebook consumato sul lettore delll’ipad è stato il reportage di Jonathan Littell dalla Siria. Einaudi ha raccolto le sue pagine di appunti on the road in un paese che a febbraio 2012 ha compiuto un anno di conflitto. Oggi i mesi di conflitto sono diventati 19 e le vittime aumentano ogni giorno, così come la brutalità della guerra.

Scrive Littell nell’epilogo del suo “Taccuino Siriano”:

Solo dopo aver scritto questi appunti, e dopo aver lasciato la Siria, a Homs le cose hanno cominciato a precipitare per davvero. Pensavo che ciò che avevo visto fosse abbastanza violento, e credevo di sapere cosa significasse questa parola. Ma mi sbagliavo. Perché il peggio era appena iniziato […].

Il peggio lo hanno descritto a noi blogger chiamati all’appello per l’emergenza i cooperanti di Agire, l’Agenzia Italiana in Risposta alle Emergenze.

Per darvi un’idea “numerica” della situazione, sappiate che sono 2.5 milioni le persone che necessitano di assistenza umanitaria immediata e circa 1 milione gli sfollati interni al paese, rifugiati all’interno di scuole e altri edifici pubblici. Per questa ragione è probabile che l’accesso all’educazione sarà impossibile per migliaia di bambini. Anche a causa delle bombe, che continuano a cadere. Un amico giornalista su Facebook riporta che “I mig del regime bombardano la popolazione civile. Donne, bambini.” Una testimonianza di Sos Villaggi dei bambini conferma il quadro: “Domenica 9 settembre è esplosa una bomba nei pressi dello stadio comunale di Aleppo, provocando la morte di 27 persone e il ferimento di altre 64. L’attentato è avvenuto nei pressi del Al-hayyat Hospital e del Central Hospital e ha danneggiato anche la scuola e gli edifici vicini.”

In più, viene denunciata la mancanza di medicinali: “La Siria era quasi autosufficiente nella produzione di medicinali, ma con la distruzione di varie imprese farmaceutiche e magazzini di stoccaggio, specialmente nell’area di Aleppo, la situazione è diventata critica.L’accesso ai centri sanitari è reso difficile, in alcune aree impossibile, a causa degli scontri, della presenza di numerosi checkpoint e della carenza di carburanti. I feriti spesso rifiutano di andare in ospedale, per timore di essere catturati dalla polizia.” E questa situazione era stata testimoniata anche dai volontari di Avaaz già qualche mese fa durante un appello per il disarmo del paese da presentare alla Nato.

Dall’11 settembre è partita dunque la prima edizione di BloggaperAGIRE, una maratona di blogger impegnati nel dare voce all’emergenza umanitaria in Siria e promuovere i canali di raccolta fondi a favore delle ong di Agire.

Se vi chiedete perché ho aderito anch’io, con questo post e il video di promozione che vedete qui a fianco sotto l’hashtag #bloggagire, devo confessarvi che mi ha conquistato Benedetta Genisio, responsabile comunicazione web e new media del network. Quando le ho chiesto “perché proprio i blogger”, mi ha risposto così:

Pensavamo ad un modo per raggiungere più persone possibile durante un appello di risposta all’emergenza e volevamo farlo allargando la nostra squadra operativa […] Quindi avere una comunicazione congiunta, “calda”, vera e non lo statico rilancio di un CS o di una notizia.

La comunicazione è calda, perché così è stata l’accoglienza all’interno della squadra da parte di Benedetta e Gianluca. A loro auguro un buon lavoro, a noi dico diamoci da fare!

 

Disclaimer: Questo post si inserisce all’interno del progetto BloggaperAGIRE, un’ iniziativa di comunicazione e raccolta fondi ideata da AGIREonlus per dar voce alle emergenze umanitarie. I contenuti del post non hanno nessuno scopo politico. Il lavoro delle ONG di AGIRE è slegato da qualunque agenda politica e avviene nel rispetto assoluto dei tre principi umanitari fondamentali di neutralità, imparzialità e indipendenza.